Il sistema di stampa Litografico o offset è attualmente il più diffuso per quello che riguarda la stampa su carta ad ampia tiratura.
Si basa su un principio chimico piuttosto elementare: la repulsione tra acqua e grasso.
In principio la litografia avveniva tramite una matrice in pietra calcarea sulla quale veniva disegnata con una matita grassa, il soggetto da riprodurre su carta. Era un sistema monocolore più rivolto a riproduzioni artistiche che commerciali. La stampa era eseguita tramite torchi in legno sui quali era montata la pietra che veniva umidificata, inchiostrata e sulla quale veniva in seguito appoggiato il foglio da stampare. Una volta compresso il foglio sulla pietra si otteneva la sua riproduzione che però implicava l'ottenimento di un soggetto "rovesciato" rispetto al disegno sulla pietra.
Ancora oggi qualche artista si avvale di questo sistema per riprodurre in tiratura limitata ed autenticata le proprie opere.
L'evoluzione di questa tecnica di stampa a portato alla stampa litografica indiretta o offset, non più impiegando matrici in pietra ma lastre di alluminio microgranito, montate su macchine da stampa dotate di tre cilindri rotatori sui quali è sistemata la matrice in metallo che trasferisce l'inchiostro sul cilindro dove è montato un tessuto gommoso, detto cauciù, che a sua volta trasferisce l'immagine sul terzo cilindro, detto di pressione, dove viene trascinato il foglio da stampare. Il sistema consente di stampare con una definizione altissima, in grande tiratura e ad alta velocità.
Le macchine da stampa offset possono essere monocolore, bicolore ma le più diffuse sono a quattro o cinque colori, in diversi formati carta o bobine di carta continua per la cosidetta Roto-offset.
Le macchine a più colori sono formate da diversi gruppi di cilindri detti "castelli". Ciascun castello comprende i tre cilindri principali (matrice, cauciù, pressione) più i gruppi di bagnatura della matrice e il gruppo di cilindri inchiostratori che portano l'inchiostro dal "calamaio" alla matrice di stampa, macinandolo per renderlo una pellicola sottilissima che deve aderire alle parti grasse della lastra.
La lastra, la matrice di stampa, a seguito del progresso tecnologico ha a sua volta subito miglioramenti significativi nella sua elaborazione. Un tempo, per ottenere il contrasto tra parti grasse, che accettano l'inchiostrazione, e parti bagnate, si utilizzavano le "plurimetalliche". Le lastre avevano un supporto di zinco ricoperto da un sottile strato di rame (metallo "grasso") a sua volta ricoperto da un sottile strato di alluminio microgranito (metallo che accetta la "bagnatura"). Una volta ricoperte da una soluzione fotosensibile venivano esposte ad una potente luce fotovoltaica che, come sulla carta fotografica, riceveva l'impressione di quello che doveva essere stampato, il cosidetto montaggio. Il processo si completava da diversi bagni chimici che rimuovevano l'alluminio liberando il rame che avrebbe ricevuto l'inchiostro da trasferire per la stampa. Erano matrici piuttoste pesanti e costose, complesse da preparare e avevano margini di errore piuttosto ridotti.
Col tempo e i progressi tecnici eliminarono le lastre plurimetalliche in favore di semplici lastre di alluminio granito sulla quale la parte grassa veniva stesa, attraverso un processo fotovoltaico e chimico più semplice, un composto detto "lacca" che aveva il compito di trattenere l'inchiostro da stampa da trasferire sul tessuto gommato chiamato cauciù.
I progressi hanno infine permesso di avere matrici sempre più sofisticate, dette presensibilizzate, dove la "lacca" è un polimero già steso sul metallo pronto all'asposizione fotovoltaica e conseguente "sviluppo" che elimina le parti inutili, liberando l'alluminio che riceve la bagnatura.
L'ultima frontiera, al momento, sono le lastre litografiche waterless che non necessitano di "bagnatura" e il loro assottigliamento è tale da consentirne l'utilizzo "usa e getta" eliminando di fatto l'archiviazione del materiale per l'eventuale ristampa.